E' in edicola il numero di dicembre 2009. DA NON PERDERE!
La lotta di Tamara
La donna uzbeka che conduce una crociata contro la pena di morte
Monica Curino
Una testimone d’eccezione, presente a Novara, in occasione di due eventi ospitati a novembre in città, per mantenere vivo il dibattito contro la pena di morte nel mondo. Il primo incontro si è svolto nell’aula Magna della Facoltà di Economia. Protagonista della giornata, Tamara Chikunova, donna a cui l’Uzbekistan deve l’abolizione della pena di morte (decisa dal presidente Islam Karimov il primo gennaio 2008, grazie all’azione da lei svolta e dalla Comunità di Sant’Egidio, che da sempre l’accompagna nella lotta alla pena capitale). L’incontro, dal titolo “No Justice Without Life” (“Non c’è giustizia senza vita”), è stato promosso dalla Comunità di Sant’Egidio di Novara in occasione dell’ottava Giornata Mondiale contro la pena di morte, che ricorda la prima abolizione della pena capitale dall’ordinamento di uno stato europeo, da parte del Granducato di Toscana nel 1786.
Stati Generali della Cultura:
fatte le valigie, è ora di partire…
Assemblea plenaria al teatro Coccia, polemica dei politici, scolaresche assopite e un po’ di noia…
Paola Principe
Gli Stati Generali della Cultura al Teatro Coccia di Novara sono stati un’ottima occasione per riflettere su come i novaresi vogliano sfruttare nel prossimo futuro gli spazi che la città ha ritrovato (Broletto, Castello, Teatro Faraggiana) e ha deciso di trasformare in contenitori dedicati appunto all’arte, alla letteratura, alla poesia, al teatro, in una parola alla cultura, un elemento fondamentale per migliorare la qualità della vista di ciascuno di noi. Se i contenuti degli Stati Generali e le linee guida sintetizzate in un puntuale documento redatto da Franco Terzera sono spunti decisamente interessanti, così come le modalità con cui l’evento ha coinvolto i cittadini, attraverso il blog sul sito del Comune, l’occasione di presentare progetti al forum e di registrare videomessaggi nell’apposito “speaker corner”, iniziativa accattivante e al passo con i tempi, la sessione plenaria svoltasi venerdì 27 novembre non è certo stata entusiasmante. Troppi gli interventi, soprattutto i saluti delle autorità che hanno fatto accumulare un’ora e mezza di ritardo nella mattinata, esaurendola completamente la mattinata e costringendo poi i relatori a succedersi in interventi ridotti, letti in alcuni casi di corsa, alternati da filmati un po’ troppo stucchevoli.
Natale secondo me
Tra la speranza di una festività più vicina alle atmosfere descritte da Charles Dickens e l’ammissione di una celebrazione ormai colta quasi esclusivamente in modo consumistico: il pensiero dei novaresi.
Giovanni Savoini
Quest'anno Natale è arrivato davvero presto. Addobbi, musiche e colori natalizi han già fatto capolino per le strade del centro e della periferia, in città e paesi e nei negozi grandi e piccoli. Nei pensieri della gente compaiono regali e regalini ma quest'anno il portafoglio si apre con maggiore difficoltà. D'altro canto, sembra che ritorni in auge un certo spirito più tradizionale del Natale, come quando tutti eravamo un po' più poveri ma - forse – con un pizzico di serena felicità in più.
L'esplosione della bolla economica si è finalmente trasformata in una magica boccia natalizia, che riflette le luci delle strade e gli sguardi della gente: in questo riflesso, i pensieri e i sentimenti delle persone si fermano per (ri)specchiarsi, e scoprono con sorpresa, con rimpianto e con una voglia di sognare che sembra autentica, che il Natale deve essere qualcosa di molto diverso da quel che sembra essere diventato: l'assalto ai negozi per l'arraffa-arraffa dei regali. Siamo andati a parlare con la gente, assecondando anche la nostra personale voglia di stare dove la festa, nel suo spirito più duraturo, anche se ormai misconosciuto, si vive davvero: in mezzo alle persone, che si parlano, si salutano, che cercano sì i doni, ma a patto che siano un'eco del loro intimo sentire.
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Domenico De Angelis, un cuore novarese
E’ uno dei personaggi più stimati in città: amministratore delegato alla BPN dal 2000, recentemente nominato presidente dell’associazione “Novaresi Per”, ecco come si racconta “Nico”.
Paola Principe
Determinazione, spirito di sacrifico, una grande formazione sia dal punto di vista professionale sia umano, attaccamento alla famiglia, “da sempre mio punto di riferimento e stabilità”, ben definiscono il carattere e l’attitudine di Domenico De Angelis, dal 2002 amministratore delegato della Banca Popolare di Novara, l’uomo che ha traghettato l’istituto di credito novarese fuori da un grave momento di crisi, alla fine degli anni Novanta. Nato a Pompei ma ormai novarese d’adozione, De Angelis ha saputo conquistarsi, con le sue grandi doti di umanità e di apertura verso il prossimo, l’affetto dei novaresi ed un ruolo di primo piano nel territorio, suggellato dal conferimento del premio più ambito in città, ovvero la nomina di Novarese dell’Anno nel 2004. Nella vita privata, così come nel lavoro, De Angelis è animato da un grande entusiasmo, molteplici sono infatti le sue passioni per lo sport, dalla pesca subacquea all’equitazione allo sci, nei quali si cimenta anche a livello agonistico. “Nico”, com’è amichevolmente soprannominato dai colleghi e dagli amici, ci accoglie in una delle sontuose sale di Palazzo Bellini per un’intervista a tutto tondo.
La “caldera” Valsesiana
E’ recente la scoperta di un super vulcano fossile, inattivo da oltre trecento milioni di anni, nel territorio al di sotto del Monte Rosa.
Marco Sozzani
Tutti noi conosciamo piuttosto bene la Valsesia, per gli splendidi paesaggi, le camminate nei boschi, l'incomparabile vista del Monte Rosa e le simpatiche intemperanze e le “boutades” del sindaco di Varallo Sesia, ma forse non tutti sono al corrente del fatto che in tempi recentissimi è stato scoperto un gigantesco vulcano fossile proprio sotto la Valsesia.
La rivoluzionaria scoperta si deve a due studiosi, il geologo texano James Quick e il professor Silvano Sinigoi dell'Università di Trieste. Gli scienziati hanno confermato che nell'area compresa tra Varallo e Borgosesia è presente una struttura vulcanica pressoché intatta del diametro di circa 15 km. Si tratterebbe di quello che rimane di un enorme vulcano che, una volta esaurita la sua attività, ha vuotato la camera magmatica, cioè il “serbatoio” di lava sottostante il cono vulcanico, ed è collassato formando la cosiddetta “caldera”. Sembra che l'ultima eruzione del vulcano risalga a circa 300 milioni di anni fa nell'era paleozoica e più precisamente nel periodo Permiano, un tempo in cui le foreste e le giungle ancora ricoprivano gran parte delle superfici emerse, il mondo era di proprietà delle piante e degli insetti e i dinosauri sarebbero comparsi solo 10 milioni di anni più tardi. L'eruzione è sicuramente stata violentissima: può aver facilmente scaraventato nell'atmosfera almeno 500 km cubi di materiale, con conseguenze climatiche disastrose.
My name is Gunn… Stephen Gunn
Avventura violenta, paesaggi esotici, intrighi spionistici, personaggi duri e tutti di un pezzo: incontro con Stefano Di Marino, tra i più affermati autori italiani di narrativa di genere.
Michele Tetro
Essere definito uno “scrittore salgariano” può sembrare, e sovente lo è, un modo dispregiativo per accomunare prolificità di scrittura a scarsa qualità letteraria. Oppure per evidenziare un autore genericamente portato alla narrativa di genere, seriale, senza pretesa alcuna, insomma il moderno “pulp writer”, per dirla all’americana. Almeno nel primo caso non si tratta solo di uno sciocco pregiudizio ma anche di un notevole esempio di cecità (quando non proprio ignoranza) critica e superficialità culturale. Intelletti di più vasta apertura mentale sanno perfettamente come interpretare la definizione di “scrittore salgariano”, cioè nell’accezione di autore visceralmente presente nelle proprie opere, tali da far percepire nel lettore pulsioni propriamente appartenenti all’animo e alla personalità di chi scrive. L’autore che sa produrre emozioni vere nel suo pubblico, perché vissute innanzitutto in prima persona, con totale trasporto. Il cantastorie nella sua forma più pura, “non il guerriero, ma colui che racconta le storie dei guerrieri”, come affermava il regista John Milius. Bene, su queste basi allora possiamo considerare anche Stephen Gunn, al secolo Stefano Di Marino (ma è solo uno dei suoi pseudonimi), uno “scrittore salgariano”, e uno dei più prolifici autori italiani di narrativa di genere, attivo particolarmente nel thriller-avventuroso, nel noir e nella spy-story.
Avventura violenta, paesaggi esotici, intrighi spionistici, personaggi duri e tutti di un pezzo: incontro con Stefano Di Marino, tra i più affermati autori italiani di narrativa di genere.
Michele Tetro
Essere definito uno “scrittore salgariano” può sembrare, e sovente lo è, un modo dispregiativo per accomunare prolificità di scrittura a scarsa qualità letteraria. Oppure per evidenziare un autore genericamente portato alla narrativa di genere, seriale, senza pretesa alcuna, insomma il moderno “pulp writer”, per dirla all’americana. Almeno nel primo caso non si tratta solo di uno sciocco pregiudizio ma anche di un notevole esempio di cecità (quando non proprio ignoranza) critica e superficialità culturale. Intelletti di più vasta apertura mentale sanno perfettamente come interpretare la definizione di “scrittore salgariano”, cioè nell’accezione di autore visceralmente presente nelle proprie opere, tali da far percepire nel lettore pulsioni propriamente appartenenti all’animo e alla personalità di chi scrive. L’autore che sa produrre emozioni vere nel suo pubblico, perché vissute innanzitutto in prima persona, con totale trasporto. Il cantastorie nella sua forma più pura, “non il guerriero, ma colui che racconta le storie dei guerrieri”, come affermava il regista John Milius. Bene, su queste basi allora possiamo considerare anche Stephen Gunn, al secolo Stefano Di Marino (ma è solo uno dei suoi pseudonimi), uno “scrittore salgariano”, e uno dei più prolifici autori italiani di narrativa di genere, attivo particolarmente nel thriller-avventuroso, nel noir e nella spy-story.
La fata dai capelli corvini
L’associazione “Vita da Cani” ha realizzato nel Milanese un’area protetta per tutti gli animali, all’insegna dell’armonia universale.
Giovanni Savoini
Siamo a Arese, in provincia di Milano, sede dello storico quartier generale dell’associazione “Vita da Cani”, costituita nel 1992. Sara d'Angelo, la fondatrice di questo coraggioso gruppo animalista, parla con dolcezza degli animali e ci racconta con grande esattezza tutte le caratteristiche di questa esperienza.
“All'inizio era l'idea mia e di alcune mie compagne del liceo. Pian piano è cresciuta, i progetti si sono moltiplicati, adesso siamo a livello nazionale. Il Parco Canile è ormai il contenitore di tutti i progetti dell'associazione. Presto finirà la ristrutturazione il secondo parco, a Magnago, con 40.000 metri quadri totali”. Nel quartier generale di Arese (10.000 metri quadri totali) ci sono gli uffici, i servizi e gli ospiti sono per la maggior parte cani, ma si trova anche la realizzazione dell'importante progetto “Vita da Topi”. Continua Sara: “Ci piace pensare a quest'area – e così la chiamiamo – come a un 'punjarpol', un luogo protetto per tutti gli animali, anche quelli che altre filosofie e religioni considerano come reietti. È un termine della filosofia jainista, una delle più antiche elaborate dagli esseri umani, in India: è la più antica dottrina di non-violenza e di armonia universale”.
L’associazione “Vita da Cani” ha realizzato nel Milanese un’area protetta per tutti gli animali, all’insegna dell’armonia universale.
Giovanni Savoini
Siamo a Arese, in provincia di Milano, sede dello storico quartier generale dell’associazione “Vita da Cani”, costituita nel 1992. Sara d'Angelo, la fondatrice di questo coraggioso gruppo animalista, parla con dolcezza degli animali e ci racconta con grande esattezza tutte le caratteristiche di questa esperienza.
“All'inizio era l'idea mia e di alcune mie compagne del liceo. Pian piano è cresciuta, i progetti si sono moltiplicati, adesso siamo a livello nazionale. Il Parco Canile è ormai il contenitore di tutti i progetti dell'associazione. Presto finirà la ristrutturazione il secondo parco, a Magnago, con 40.000 metri quadri totali”. Nel quartier generale di Arese (10.000 metri quadri totali) ci sono gli uffici, i servizi e gli ospiti sono per la maggior parte cani, ma si trova anche la realizzazione dell'importante progetto “Vita da Topi”. Continua Sara: “Ci piace pensare a quest'area – e così la chiamiamo – come a un 'punjarpol', un luogo protetto per tutti gli animali, anche quelli che altre filosofie e religioni considerano come reietti. È un termine della filosofia jainista, una delle più antiche elaborate dagli esseri umani, in India: è la più antica dottrina di non-violenza e di armonia universale”.